… un flûte di Pommery

… un flûte di Pommery
Che rabbia mi fa quell’alcione
che libero e spensierato alia
attraverso lo stargate dell’universo
chissà
già prelibando un pesce
o agognando un albero maestro
ove planare
ove riprendere fiato
… ed ecco
inevitabilmente
ancora una volta riverbera
l’esistenza
con tutti i suoi orfismi.
Il sentimento libero
più puro
è una fata morgana
un’utopistica demarcazione dell’infinito
un desiderio che rincorre
una caduca fantasia.
Però Celeste Madre, tu,
scintillanti vedi
queste mie lacrime
e non mi volti le spalle
nell’inferno degli istinti.
Regala riflessi
ora d’argento
ora dorati
alle mie pupille
assetate
di tutte le cromie della fede
… porta la luna
porta il sole
ai residui giorni
che tu ancora mi doni
perché io possa intarsiarli di armonia
nel cammino mio
verso il tuo Amore.
Le mie pupille stasera
sono gonfie di stille
che tracimano dal greto
di amori passati
di struggimenti laceranti
o di quelli di fantasia
che sbalzano il viso
di simulacri svaniti
tra leggerezze
di verde età
di folli vent’anni
quando ogni trasgressione
era concessa
perdonata.
Chissà
le mie sono soltanto
poesie annegate nel vespro
o magari
silenziose stille di pianto
prive di contorni
prive di confini
o magari altro se non
l’eco di sconosciute galassie
che incantato lacera
il mio vivere di ogni giorno.
Adesso altro non voglio se non
cancellare dalla mente
le ansie senza nome
le immagini consunte
liquefatte nella canicola
… Stasera bramo
delicate carezze
che cesellino nel cielo
un intarsio policromo
capace di far sussultare l’anima.
Singolari emozioni solcano il cuore
similmente agli alcioni che graffiano l’orizzonte
ed è corroborante elisir
una memoria bambina
i pantaloncini corti
… mi concedo un flûte di Pommery
… irriga l’anima
… distende la mente
… finemente minia
il ricordo di lei!